Una città che invita ad essere se stessi: Portland (Oregon)
Abbiamo respirato una nuova diversità insita nel modo di porsi come comunità.
Per la prima volta da quando abbiamo iniziato il nostro viaggio abbiamo interpretato la diversità grazie all’attitudine della comunità di Portland, fatta di piccole cose che in realtà valorizzano un ambiente al di sopra delle apparenze stesse.
Ci siamo chiesti che ne è stato dell’utopia Hippy degli anni ‘60 e se un sogno finito male può trasformarsi in una realtà appagante. La risposta ci appare inaspettatamente chiara visitando la città di Portland.
Nei primi anni ‘70 la comunità Hippy californiana decise di trasferirsi in massa in Oregon per il costo della vita ma anche per accentuare la distanza fra il loro credo e la moda dilagante che falsava l’idea originaria del movimento in California. Dopo mezzo secolo, una parte del loro sogno di avere un Mondo Migliore sembra essersi realizzata grazie ad una delle città più green degli Stati Uniti: Portland. Rispetto dell’ambiente, trasporti pubblici gratuiti, piste ciclabili lungo il fiume, numerosi parchi rispettosi di culture diverse, in particolare di quella cinese e giapponese, ed un roseto con cinquecento varietà diverse che è l’emblema della città.
Ci è sembrato giusto “assaporare” la città insieme a quattro ragazzi incontrati per strada e seguendoli abbiamo conosciuto la piacevole rilassatezza e accoglienza che inaspettatamente si percepisce nella vita quotidiana. L’anima stramba di quella che potrebbe essere a prima vista una grigia città del Nord Ovest Americano.
“KEEP PORTLAND WEIRD” è il motto di Portland dove la parola “weird” non deve essere tradotta come “matto” oppure “strano” ma come la volontà di rimanere se stessi in ogni situazione: un modo unico di esprimersi.
Uno slogan che promuove quindi individualità ed espressione personale e un invito a sostenere le attività commerciali e l’arte locale.